Italiani affetti da Sindrome di Stoccolma

Compiacere il proprio carnefice fino ad amarlo, l’implacabile legge del potere sta nella sua erotizzazione, anche se prevede palesemente l’autodistruzione della vittima.
Gli italiani potevano scegliere tra la guerra e la pace, la prosperità e la povertà, tra governanti servi e persone che hanno avuto il coraggio di sfidare il “politicamente corretto” dei cantori del neoliberismo, tra intellettuali capaci di un pensiero critico e giovani premi Strega che ci invitano a sostenere la guerra abitando “felicemente” nella miseria: sono stati preferiti i servi o la pratica solipsistica di astenersi.
Questo, a mio avviso, non è un problema politico, ma una carenza culturale che fa coppia con un drammatico disorientamento spirituale.
Da millenni la storia è sempre la stessa: chi domina deve costruire una rappresentazione illusoria della realtà che permetta il controllo delle menti e dei corpi.
E da millenni la cosa funziona molto bene.
In tutte le grandi civiltà si parla di questo fenomeno, ovunque l’uomo abbia indagato su se stesso ha dovuto prendere atto del bizzarro fenomeno del dominio dei potenti sui dominati. Oltre alle grandi scuole filosofiche e religiose, vi è anche una tradizione laica, liberale e socialista che gli attuali sedicenti liberali e social comunisti si guardano bene dal divulgare, che parla di “libertà naturali”, “alienazione” ed “egemonia”.
Il campo di battaglia più prossimo è quello della corretta informazione, apparentemente oggi così capillare e completa, nella realtà ridotta a pura e semplice propaganda di regime che in Italia fa impallidire persino l’Istituto Luce del ventennio. Riportare semi di verità occultate, svelare il vero significato delle parole, smascherare il neo linguaggio che capovolge la realtà facendo intendere che “la guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza”.
Ma il vero terreno su cui seminare la pianticella della libertà e della fratellanza con tutti gli esseri e col creato, è quello spirituale.
Perché?
Perché lo “spirito” è l’istanza della libertà assoluta, instillata in ogni essere vivente che infatti, per natura ricerca la felicità. L’essere, smarrito dalle sirene che gli promettono piaceri effimeri, potere, sesso, divertimenti, vacanze, ricchezza materiale, dimentica la sua vocazione originaria alla libertà e alla fratellanza. Non avendo più una bussola (neanche culturale), uomini e donne vagano alla ricerca di una fede qualsiasi, poiché tutti gli umani hanno ”fede” in qualcuno o in qualcosa.
Vorrei fosse chiaro che l’unica modalità in cui l’essere umano “sente” di realizzare veramente la propria felicità è SERVIRE GLI ALTRI, può essere la famiglia, il clan, la nazione, la natura, i diseredati, una categoria di perseguitati o di sfruttati, ecc. ma per trovare soddisfazione profonda deve corrispondere amore a qualcuno, fosse pure un pesce rosso o a qualcosa, un’idealità, una causa per cui vale vivere e morire, ecc. E’ l’AMORE la legge che regola l’universo: “l’amor che muove ‘l sole e l’altre stelle”. Uscire da questa legge significa entrare nella sofferenza.
 E qui scatta la trappola delle fidelizzazioni pro-potere.
Ecco allora i nuovi sacerdoti del transumano, ma io li chiamerei del disumano, che stravolgendo di 180 gradi il senso delle parole, trasformano il verde in green, l’amore in sesso, lo sfruttamento in opportunità, la farina d’insetti in prelibato cibo proteico, la sobrietà della rinuncia volontaria con l’impoverimento programmato in favore di un’élite spietata, ecc.
Dobbiamo attraversare questa crisi, e lo faremo.
Come ne usciremo, dipende dalla profondità in cui riusciremo ad arrivare nel nostro cuore.
Graziano Rinaldi

6 commenti su “Italiani affetti da Sindrome di Stoccolma”

  1. Bellissima riflessione. Concordo pienamente e se me lo permettete, lo pubblicherei sul nostro sito, con i dovuti riferimenti. Grazie ancora per avere espresso il pensiero di moltissime persone in modo chiaro ed eloquente.

    1. Scusa se ti rispondo in ritardo, ho visto solo adesso.
      Con molto piacere accolgo la tua richiesta.
      Grazie a te
      Haribol

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