Definizioni di complottista:
1. Chi organizza complotti.
2. Chi interpreta ossessivamente ogni evento come un complotto o parte di un complotto.
3. … Troverai la terza definizione alla fine dell’articolo.
Platone.
Nonostante per Platone avesse un significato ben più profondo, il Mito della Caverna contenuto nel libro VII della “Repubblica”, può essere considerato come fondativo della civiltà laica occidentale.
Limitandoci ad esaminare il breve dialogo socratico alla mera lettera, esso ci mostra la metafora di un’umanità inconsapevolmente prigioniera all’interno di una caverna, incatenata e adorante delle proprie catene.
Nell’oscurità dell’antro platonico si svolge il più grande misfatto ai danni dell’umanità: vittime ignare subiscono l’inganno di uomini che fanno baluginare davanti agli occhi dei coatti le ombre di immagini da loro appositamente create per tenerli prigionieri:
“In ogni caso riterrebbero <i prigionieri> che il vero non possa essere altro se non le ombre di quelle cose artificiali”. Poniamo, dice Platone, che qualcuno riesca “a levare lo sguardo in su verso la luce… non credi che egli si troverebbe in dubbio..?”
Se, come ha affermato il filosofo e matematico britannico Alfred North Whitehead (1861 – 1947), “Tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone.“ potremmo a ragione dichiarare Platone come il padre della folta schiera di pensatori critici che vanno da Aristotele a Plotino, da Hegel a Karl Marx, da Spinoza a Heidegger, poiché tutti i grandi filosofi si sono riproposti di svelare ciò che si nasconde dietro ai pregiudizi e alle false credenze; stessa cosa che negli ultimi quattro secoli ha tentato di fare, con minor successo, anche la scienza e persino, più recentemente, la psicoanalisi.
Gesù
Cinque secoli dopo Platone è toccato a Gesù rinfrescare la memoria al popolo ebraico, che continuava a leggere la Bibbia “secondo la lettera e non secondo lo spirito”. Gli ebrei sapevano che nell’Eden Dio aveva comandato ad Adamo “tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare”, pena la morte.
Il frutto proibito però è anche quello più desiderato.
Fu così che l’umanità divenne mortale.
Conoscere il bene e il male significa uscire dall’innocenza bambinesca che vede il mondo attraverso gli occhi dei genitori, una volta conquistata la libertà, come gestirla? A quale divinità obbedire, Dio o Cesare, il Sinedrio o il presunto Messia? L’ebraismo, ovvero le radici dell’albero cristiano, aveva già messo più volte in guardia contro l’obbedienza acefala e idolatrica, il cristianesimo nasce contestando le comodità del tempio in favore del logos che “non ha dove poggiare il capo”. Gesù radicalizza il messaggio biblico nel fuoco del cuore umano, chiede di appartenere ad un mondo che non si vede e dal quale non proviene nessun beneficio materiale, pur essendo l’unica “vera” realtà.
La rivoluzione cristiana è un’apocalisse (apocalisse significa letteralmente “rivelazione”, “togliere il velo”) , e allora, lo chiedo anche ai cristiani, noi viviamo questi tempi come apocalittici e quindi rivelatori o li subiamo come i prigionieri della caverna platonica, con la testa obbligata a vedere nell’unica direzione delle ombre?
Qualcuno dirà che ai tempi di Gesù era più facile, da una parte c’era il tallone di ferro dell’impero romano coi suoi complici ben pagati e dall’altra c’erano i buoni, quelli che non si lasciavano intimorire dalle persecuzioni.
Si sbaglierebbe grossolanamente chi pensa questo, la storia è molto più complessa. Non potendoci dilungare dirò solo che cambiati i suonatori, la musica è sempre quella, Nihil sub sole novum.
Krishna
Molti secoli prima dei Greci, un’altra civiltà aveva elaborato una cultura filosofica e religiosa talmente raffinata da dare nomi precisi a fenomeni che noi continuiamo ad indicare con termini generici. Presso la civiltà Arya (sub continente indiano) chiamavano maya quell’energia di Dio che nasconde la vera realtà agli occhi di chi non è adeguato. La stessa filosofia fornisce però anche gli strumenti per alzare il velo di maya ed entrare nella verità: “In possesso di questa conoscenza, tu non ricadrai in maya, poiché allora tu vedrai nel Sé, quindi in Me stesso, tutti gli esseri senza eccezione” è l’avatara Krishna che parla e risuona nelle ultime terzine del Paradiso di Dante, quando per un attimo il Poeta ha la visione di Dio. Maya in sanscrito significa non-questo ma=non ya=questo: se cerchi uno scopo alla tua vita è esattamente scoprire cos’è veramente “questo”.
Qualcuno ricorderà la massima evangelica “la verità vi renderà liberi”, potremmo ugualmente proclamare che solo l’essere veramente liberi (dai condizionamenti dell’antro platonico e dalle false credenze idolatriche dell’Antico Testamento) ci restituisce alla verità, questo è il significato di Yoga che consiste nel superamento delle dualità e l’unione col divino.
A prescindere dalle differenze culturali, storiche e geografiche, se andiamo a cercare il logos di ogni civiltà troveremo il suo fondamento nel disinganno, nella scoperta dell’essere contenuto nel non-essere, nell’uscire dalle tenebre delle ideologie che spacciano interessi particolari per interessi generali, delle vecchie e nuove religioni nascoste sotto altri nomi, sempre camuffate di “oggetivo”, oggi diremmo “scientifico”, ma come sempre, costruite su false certezze e rassicuranti menzogne manipolatorie.
3. Dopo Platone, Gesù e Krishna, che hanno indagato la realtà oltre le rappresentazioni consolatorie del loro tempo, Il terzo significato, a mio avviso ben presente nella contemporaneità, potrebbe essere:
“chiunque si faccia portatore di una visione alternativa a quella divulgata dai media allineati al potere dominante.”
Graziano Rinaldi