Quel che appare è reale?

papa francesco e i gay

Dopo la prima intervista del 2021, nella quale Papa Francesco afferma: “non so perché qualcuno dice: <no, il vaccino è pericoloso>, ma se te lo presentano i medici come una cosa che può andar bene, che non ha dei pericoli speciali, perché non prenderlo?»;
dopo l’incontro dell’otto dicembre 2020 con Lynn Forester de Rothschild, fondatrice di “Inclusive Capital Partners”, un consiglio di 27 leader rappresentanti di banche e multinazionali di tutto il mondo con oltre 2,1 miliardi di capitalizzazione e 200 milioni di lavoratori che dichiarano di seguire “l’esortazione di Papa Francesco di ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri, per farlo, i membri sono guidati da un approccio che fornisce pari opportunità per tutte le persone…”
Dopo queste uscite dicevo, credo che a qualcuno non piacerà questa mia ultima perorazione per Francesco I. E forse sbaglio io a fidarmi, forse la speranza nel primato dell’etica sull’economia, della giustizia sulla forza, dello spirito sulla religione, forse l’ostinazione nel credere ad una bontà alla radice della natura umana, mi ha infine convinto di pubblicarlo lo stesso, nonostante l’apparente inattualità.
Vedremo.
I più indulgenti gli rimproverano di non assumersi la responsabilità di guida spirituale, gli intransigenti di aver abdicato ai principi non negoziabili della cristianità.
La questione venne fuori nel 2013, in un’intervista durante il viaggio di ritorno dal Brasile, quando un giornalista chiese al Papa come intendesse affrontare la questione della “lobby gay”.
Nella risposta Papa Francesco disse:
“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?
Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte. Il problema non è avere queste tendenze, sono fratelli, il problema è fare lobby: di questa tendenza d’affari, lobby dei politici, lobby dei massoni, tante lobby… questo è il problema più grave.”
Nei confronti degli omosessuali, la storia ci rimanda a discriminazioni e persecuzioni che in certi stati possono ancora oggi comportare una sentenza di reclusione e di morte. In altre parti del pianeta l’omosessualità è vissuta con tolleranza e senza pregiudizio dalla gran parte della popolazione. Anche nella più liberale delle ipotesi però, una diffidenza diffusa in tutte le classi sociali e in tutto il mondo, vorrebbe che queste persone fossero libere di comportarsi come meglio credono, ma in privato, meglio ancora “in segreto”, contemporaneamente altri chiedono la dura repressione di una perversione che si manifesta nelle impudicizie dei gay pride e nel potere occulto delle “lobby gay”.
Come in qualunque altra compagnia, spettacoli di cattivo gusto e fratellanze trasversali fanno parte della realtà sociale, talvolta in vista di scopi legittimi, in altre occasioni per obiettivi egoistici.
Tra i gay ci sono persone poco raccomandabili e delle grandi personalità, nel mezzo si trovano tutti i tipi umani che incontri per strada, sul lavoro e da qualsiasi altra parte nel mondo.
Quando il Papa dice che “sono fratelli” (dimenticando le sorelle), e che non giudica il loro essere omosessuali, semmai il loro comportamento, non chiede forse lo stesso discernimento che si trova in Giovanni 7, 24 «Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!».
Esemplare la risposta del Maestro ai farisei:
«Come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?»
(Lc 12, 56-57).
Se il Papa afferma di non poter giudicare i gay, figuriamoci se io posso disputare sui principi della Chiesa cattolica. Mi permetto solo di rilevare la polemica, a mio avviso strumentale, che da anni hanno provocato queste parole del Papa.
Spero che il nostro stato non si trasformi mai in uno stato confessionale, mi pare già assai stridente col dettato costituzionale il vigente concordato tra Chiesa cattolica e Stato italiano.
Dichiarata la mia laicità ed interesse, focalizzati su un’armoniosa e benevola convivenza tra gli umani e tra quest’ultimi e il creato, affronto quello che a mio avviso è il timor panico che sta dietro alla difficoltà di accettare le parole del Papa sull’omosessualità, argomento che a onor del vero Papa Francesco non ha affrontato direttamente.
Immagino infatti che il fastidio verso l’omosessualità si trasformi in autentico orrore quando l’argomento si sposta sulle famiglie gay, per non parlare della possibilità di allevare figli.
Qui sta la difficoltà.
Si parla di “famiglia naturale” in tanti modi diversi, spesso con brutali semplificazioni.
Senza scomodare l’antropologia, se io avessi il duro compito di governare un paese, mi porrei la questione in un modo diverso. In particolare non deriverei norme da principi e dottrine, ma indagherei laicamente la vita concreta delle persone; vorrei sapere quali siano le differenze di qualità della vita (vi sono tanti indicatori sociologici al riguardo) nelle famiglie etero e omo, indagherei le conseguenze psicologiche, i comportamenti, la realizzazione personale, psicologica e spirituale dei figli, l’integrazione e il grado di felicità dei componenti familiari, la diffusione del fenomeno e la percezione dello stesso.
Prenderei decisioni sulla base di questi dati, consapevole che il vocabolo “natura” tra gli esseri umani è declinabile in mille modi diversi. Più che dell’aderenza a modelli sociali, culturali e religiosi prefissati, mi preoccuperei di incentivare misure in favore della consapevolezza individuale e collettiva che rimuovano “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono l pieno sviluppo della persona umana…” art. 3 Costituzione della Repubblica Italiana.
Io credo che in questa prescrizione si possa trovare un punto di collegamento tra visioni illuminate, siano esse religiose o laiche: per entrambe c’è infatti la necessità di uscire dai condizionamenti “economici e sociali” che abbrutiscono l’essere umano, al fine di trovare la libertà dal giogo della miseria materiale e psichica, attuata anche attraverso una costante manipolazione ideologica.
Sta poi allo Stato trovare la sintesi legislativa più idonea alle norme morali, abbassando quanto più possibile il livello di conflittualità sociale.
Negli anni ho sentito critiche alle parole del Papa sulle unioni civili e sui diritti degli omosessuali (e delle donne), interpretate in modo diametralmente opposto, ma concordanti sulla sentenza: tradimento. Da una parte chi, con la pretesa di difendere la tradizione si oppone a ciò che gli appare contro natura, poi però, quando si va a indagare su questa “tradizione”, vediamo che si tratta piuttosto di “dottrina”, fortemente connotata sia storicamente che politicamente.
Dall’altra i radicali agnostici, i quali non perdono occasione per denunciare l’abbandono da parte di questo papa dei principi originari in favore di un neo liberismo capitalista e apolide che, nella misura in cui omologa a livello planetario,  rende monadi isolate e facilmente manipolabili otto miliardi di esseri umani.
Non entro nel merito, dico solo che le meravigliose costruzioni teoriche di entrambe le parti, riducono la complessità della questione, schiacciando la vita di milioni di persone in carne e ossa che gioiscono e soffrono, amano e odiano, respirano, nascono e muoiono esattamente come coloro che pretenderebbero di cancellarli con un tratto di bianchetto.
Questo, fino a quando vivremo in una democrazia liberale con una costituzione come quella italiana, non si può fare.
Si può invece fare molto per innalzare l’etica e la libertà individuale.
In questo campo devono giocarsi la partita le idee (non le ideologie) e le religioni, partendo dall’incentivare la partecipazione alla cosa pubblica e diffondendo un senso civico laico e aperto alla ricerca interiore. Relegare intere categorie di persone nella clandestinità sociale crea risentimento e atteggiamenti menzogneri o plateali provocazioni, in tutti i casi ciò che cresce sono la violenza, la non veridicità, gli eccessi e l’ulteriore frammentazione, esattamente il contrario del sentirsi “fratelli tutti”.
Nonostante e forse in parte anche a causa dei movimenti di liberazione sessuale del XX secolo, siamo passati in brevissimo tempo dalla repressione e negazione vittoriana all’esaltazione consumistica ed insignificante della sessualità, senza un passaggio intermedio di elaborazione e pacifica accettazione.
Non vedo conflitto tra sessualità, anche omosessuale, ed etica, e nemmeno con la spiritualità, anche nella forma di religione storica.
Superare col cuore sia la negazione repressiva della sessualità che il suo futile consumo, significa riconoscere la potenza di questa energia e la necessità del suo controllo, poiché luce e ombra derivano da un’unica sorgente.
C’è poco da rimpiangere della società patriarcale autoritaria del passato, se non, forse, una certa sobrietà e senso della misura tipico dei mondi rurali, ma nel qui e ora c’è da recuperare un’etica fondata proprio su quella fratellanza di cui parla Papa Francesco, non perché siamo tutti sulla stessa barca, ma perché stiamo affondando tutti nell’insignificanza e nella rovina.
Graziano Rinaldi
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