Note in margine al seminario di agosto 2020 sede CSB Ponsacco.
Il mondo, secondo la narrazione del Bhagava Purana è un semplice miraggio.
Se quel che percepisco è illusione, qual è, e dove si trova la vera realtà?
E soprattutto: come si può agire e vivere in un miraggio?
Mi pare che risolvendo il primo enigma si possa sciogliere anche il secondo.
Dietro un miraggio c’è sempre un desiderio o una paura, esso è la proiezione di ciò che agita l’animo da dentro, alimentandosi di qualche falsa credenza.
Come intercettare dunque le convinzioni dalle quali sorgono le paure e i desideri che sviano il nostro intelletto verso l’illusione.
Ancora prima: perché mai dovrei sforzarmi per “vedere” la realtà, quando posso rimanere in una posizione di comodo “consolandomi delle piccole gioie che offre la vita”?
Le piccole e grandi gioie della vita non solo si trasformano più o meno velocemente in altro <…prendersi un attimo e riflettere su esperienze fatte in questo senso…>, ma soprattutto hanno tutte il gusto dell’incompletezza, poiché l’essere umano ha un intrinseco desiderio di assoluto, è quella voce interiore che chiede una felicità propria, come fosse un vestito cucito su misura.
Spesso però l’essere umano s’accontenta d’altro.
Se questo accontentarsi è anche congeniale all’ordine sociale e alla produzione, viene in tutti i modi incentivato a ripetere l’esperienza che a sua volta rinforza il comportamento e il desiderio, alimentando paure di perdita o di penuria rispetto agli oggetti desiderati.
Da questo consegue che:
1. nel miraggio c’entriamo per nostra scelta, spesso senza accorgercene, tanto più ci stiamo dentro, tanto più assume la forma di realtà.
2. La leva per uscirne è un disvelamento: la coscienza che entra nella consapevolezza.
3. L’uscita dai “miraggi” è possibile da una posizione altra rispetto all’immanenza, unendo ciò che è diviso col cuore e con la ragione.
4. La disciplina spirituale fornisce gli strumenti e il comportamento adeguato per operare questa conversione del cuore, rendendolo capace di “vedere” e soprattutto sentire in modo appropriato rispetto alla nostra natura più intima, al di là dei condizionamenti della psiche e dell’inconscio collettivo nel quale ci troviamo immersi.
Già così l’impegno è notevole, se proprio non c’è un forte desiderio di libertà e conoscenza, è facile lasciarsi andare alla corrente. Se invece la persona resiste alle sirene, succede che vorrà agire nel presente in una modalità diversa e non sempre favorevolmente accettata dai più.
A questo punto, le dualità di questo mondo sommergeranno la psiche del benintenzionato/a e qui si misurerà il valore.
La complicatissima, contorta, enigmatica, subdola, affollata e contraddittoria società contemporanea, infatti offre del filo da torcere anche alle anime elevate.
Una per tutte: chi informa chi?
Siamo nel tempo della Babele dell’informazione, apogeo apparentemente democratico nel quale è possibile accedere ad infinite fonti e opinioni indipendenti, ma proprio per questo come distinguere quelle affidabili dalle altre? Sia i main stream che gli alternativi, generalmente dimostrano un’imperdonabile superficialità, trattando argomenti complessi senza contestualizzare i fatti, piegando la narrazione volontariamente o per condizionamento culturale-ideologico a visioni parziali o/e interessi particolari.
In questo l’editoria alternativa e i social fanno scuola, palestra di dilettanti allo sbaraglio e narcisi del web che si presentano come esperti autorevoli e demagoghi revisionisti, sono però in questo momento una voce che se vuoi farti un’idea fuori dal coro, non puoi ignorare.
Tenere la barra dritta in questo mare è un impegno tutt’altro che facile.
Non basta brandire dogmaticamente gli shastra, nessuna erudizione ci salverà se non armonizzeremo dentro di noi le dualità incontrate là fuori. In questo senso dobbiamo vivere nella carne e nel sangue le dualità del mondo, mettendo in campo un intelletto pulito e un cuore compassionevole. Ovvero facendo tutto quel che è in nostro potere per dare un esempio vivente di virtù e di umiltà, con la consapevolezza che solo un avatara potrebbe cambiare veramente le cose.
Questo agire senza i filtri di un carattere condizionato, è il passo decisivo per approdare a un nuovo inizio.
Dopodiché nessun miraggio s’interporrà tra noi e la realtà.
Graziano Rinaldi