Il Mahabharata Aiuta Qui e Ora

Si è appena concluso a Volterra (splendida città che meriterebbe di essere visitata anche solo per ammirare il capolavoro del Rosso Fiorentino, una deposizione assolutamente rivoluzionaria) il quarto seminario di Marco Ferrini (Matsyavatara) sul Mahabharata.
Io capisco coloro che manifestano un certo stupore nell’apprendere che qualcuno possa trascorrere la settimana di ferragosto ad ascoltare la più celebre narrazione della classicità indiana, anziché stendersi su una bella spiaggia mediterranea.
Ma c’è un’utilità che nessuna spiaggia di questo pianeta può procurare e che invece potrete trovare in questi incontri: un aiuto concreto per la vita di tutti i giorni, quando le ferie finiscono e ricomincia la routine.
Se siete fortunati, o lavorate o percepite una rendita, può andarvi peggio ed essere senza arte né parte. In tutti i casi, ogni giorno, ce la dobbiamo vedere con una quotidianità che non sempre si presenta come un’esaltante cavalcata nelle verdi praterie del Grande Spirito. Ad ogni passo una relazione compromessa o una circostanza imprevista ci risucchia nel vortice di un qui e ora che c’impegna e c’affatica.
Nel 1964 uscì L’uomo a una dimensione di Herbert Marcuse, un classico degli anni sessanta, nel quale l’autore sottolineava come la libertà dell’uomo contemporaneo fosse ridotta alla libertà di scegliere tra molti prodotti da consumare, delineando il profilo di una società meno brutale dei totalitarismi della prima metà del secolo, ma altrettanto unilaterale e totalizzante. A questa brillante analisi, come spesso succede tra i contemporanei, non ha poi corrisposto un’altrettanto valida via d’uscita.
Ma quest’opera ha il pregio di fornire una lucida analisi dell’appiattimento dell’uomo contemporaneo su aspetti parziali e del tutto fuorvianti rispetto alla complessità del nostro status di esseri umani.
E qui entra in scena il Mahabharata!
E’ infatti una delle funzioni più nobili dell’epica mahabharatina riportare l’essere umano in contatto con la sua completezza, farci conoscere la meravigliosa complessità e le infinite strade della nostra libertà. E proprio di libertà si tratta, ma non nel senso “libertario” di Marcuse che predicava uno scardinamento del ruolo sociale dell’individuo, bensì un salto nell’etica eterna del dharma, ovvero nel recupero dei nostri valori originari e per questo immutati ed immutabili nel tempo e nello spazio. Una ricollocazione nell’ordine delle cose, quel centro di gravità permanente cantato dal noto autore catanese.
In questo incontro abbiamo ascoltato la strana nascita e l’ancor più bizzarro matrimonio della protagonista femminile, Draupadi, dell’eterna lotta tra le tenebre e la luce, abbiamo respirato e sentito lavorare dentro di noi le profondità insondabili del mito, come fosse un’antica medicina ritrovata. Nella grandiosità letteraria abbiamo intravisto ciò che non si può vedere con gli occhi, abbiamo ascoltato ed abbiamo meditato su eroi semidivini, ma mortali essi stessi, abbiamo intrecciato la nostra personale esistenza con la loro, come un sottile filo dell’immenso arazzo della storia.
Ed abbiamo capito che è nella nostra libertà intessere quel filo!
Noi siamo dei creatori in seconda e forse in terza, così si è espresso il Maestro, ma sempre creatori, e lo siamo in un universo certamente non ad una dimensione, ma multidimensionale ed altamente interattivo, in qualsiasi situazione ci si sia andati a ficcare, conserviamo sempre un’infinita gamma reattiva.
Siamo noi che decidiamo dove intessere il nostro filo e possiamo anche sceglierne il colore.
Graziano Rinaldi

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