Se le stranezze climatiche che sopportiamo da qualche anno le avessero subite i nostri progenitori, fino ai Greci e anche prima, certamente avrebbero tirato in ballo l’ira degli Dei. Una visione questa che noi releghiamo decisamente nella categoria della più oscura superstizione. Facciamo fatica a rappresentarci un nerboruto Zeus che lancia fulmini o un Indra che inonda il subcontinente indiano per la disubbidienza degli umani alle leggi cosmiche. Da quel che ci è arrivato delle antiche letterature, neanche i saggi d’allora pensavano a Zeus come ad un palestrato ed irascibile mortale, mettevano però in guardia sulla sua capacità di reazione.
Nel mito, come nel sogno, credenze, emozioni, personaggi, diventano simboli che rimandano ad altro che dovrebbe essere naturalmente decifrato da una nostra intelligenza inconsapevole; un processo decisamente diverso da quello scientifico che investiga il come certi fenomeni si manifestano.
Nel mito è marcato l’aspetto morale e psicologico, nel processo scientifico la verità è ricercata di per sé (teoricamente, poiché gli scienziati sono tutti o al soldo delle grandi multinazionali o di stati sempre pronti a manifestare la loro volontà di potenza), nell’oggettività delle sue manifestazioni. Lasciamo da parte l’interessante discussione sul “mito scientifico” che non è poi così diverso dagli altri miti prodotti dall’umanità, e concentriamoci su un aspetto più semplice.
Immaginare una o più divinità che controllano le piogge, il vento, l’aria, gli animali, le piante, tra le altre cose significa attribuire un valore di sacralità (nel senso che porta gli oggetti del culto o del sacrificio ad un livello più alto di quello meramente esistenziale) che dovrebbe comportare (uso il condizionale perché la storia non è sempre stata lineare in questo senso) un timorato rispetto per il cosmo così com’è stato “pensato” dalla/e Divinità.
Nell’attuale mentalità scientifica (a me piace più il termine scientista, intesa come deriva positivista della scienza) i nubifragi fuori stagione derivano da fattori più o meno controllabili di un sistema complesso, il grado di conoscenza degli elementi e delle dinamiche di un sistema, ne determinano la sua conoscenza e, importante, la possibilità di influire sul sistema stesso. Ciò che nelle società tradizionali è introiettato come un ordine voluto dalla/e Divinità, ai nostri tempi è visto come un complicatissimo concatenarsi di causa-effetto puramente fisico evolutosi casualmente. Nelle società secolarizzate manca del tutto la componente “volontà” divina, perché l’unica volontà riconosciuta è quella umana.
Questo atteggiamento in un primo momento ha liberato gli uomini dall’oscurantismo delle religioni secolari, ma poi è degenerato in una tenebrosa religione esso stesso, affermando un nuovo mito basato questa volta su ragionevoli supposizioni razionali. In termini psicologici potremmo anche parlare di “paranoia” scientifica. In questo siamo stati incentivati dal progresso tecnico che ci ha fatto pensare di poter dominare anche gli “Dei del cielo”.
Io non credo a divinità antropomorfe che governano il cosmo, ma vedo la necessità di riconoscere questo ordine: è un fatto che l’universo non è caos, noi umani provochiamo il caos, l’universo è ordine, e tutte le volte che cozziamo con quest’ordine gli “Dei del cielo” si scatenano.
Basta soffermare qualche istante la mente ed immediatamente percepiamo che questo succede dentro e fuori di noi. La clorofilla si comporterà sempre da clorofilla, ovvero produrrà una molecola organica di glucosio a partire da elementi inorganici quali acqua, anidride carbonica e luce, così come se nel nostro cuore cova il rancore la qualità della vita sarà immancabilmente bassa, questa è vera scienza, chi non riconosce questa relazione tra etica e scienza, micro e macrocosmo, si è perso nei dettagli e non vede il cielo stellato sopra di lui, direbbe Kant.
Personalmente non posso dire di conoscere quest’ordine di cui sto parlando, l’esperienza in un modo o in un altro me lo fa intuire, ma sono arrivato alla conclusione che un ordine esiste e, tanto per rendere merito a chi spetta, ci sono arrivato per la fascinazione che su di me ha sempre esercitato la Natura e con l’aiuto di qualcuno che è riuscito a farmi associare, come nel platonismo, il bello col vero, all’interno di una visione globale che non lascia spazio al caso, e dove tutto è volontà.
E sappiamo di chi sto parlando.
Graziano Rinaldi
Caro Graziano, penso tante volte a te, con gioia. Ho letto con interesse il tuo post “gli Dei del cielo”, l’ho trovato piacevole e coerentemente creativo. Un solo suggerimento: nel penultimo paragrafo, ove concludi con il sostantivo “volontà”, aggiungerei “e responsabile consapevolezza”. Prego il Signore che ti doni un sereno riposo e sogni ispirati! Con spirituale affetto, Matsyavatara das
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Graziano, il tuo post è veramente, veramente bello! Da ogni punto di vista : contenuto, equilibrio , profondità, sincerità. Modalità : il tuo “profilo”..Questo modo diretto e semplice- nonostante emerga chiaramente il tuo livello culturale- è onesto, vero . Che piacere leggerti, caro Amico! Che piacere scoprire….Che ancora può essere- è- vera comunicazione : senza altoparlanti..Senza urli ! Senza parolacce . Comunicare..E insegnare ad Ascoltare…Dopo avere imparato..Ascoltando… La Parola crea Ma ha bisogno del nostro silenzio …Grazie moltissimo, di ogni tuo post. E di questo, in particolare.. Liliana