Tra il libro sacro (gli shastra vedici, la Bibbia, il Corano, ecc.) e la natura, un altro racconto sotto forma di montagne, nuvole, alberi, animali, umani e le infinite relazioni tra di loro, c’è un vuoto che l’umanità deve colmare, un ponte da costruire sul mistero della coscienza che si è fatta carne e sangue.
Nell’antica tradizione indo-vedica, questo compito mi pare sia stato affidato alla narrazione del Mahabharata.
Sebbene assunto a quinto veda, shastra esso stesso, io lo vedo come il collegamento tra due narrazioni: la prima scritta da uomini ispirati dalla Divinità, l’altra raccontata in prima persona dal suo Autore. Il Mahabharata appartiene a quelle opere che sono nate per trasformare gli umani, trasportando il senso degli shastra nell’altro libro che noi chiamiamo natura, di cui facciamo ancora parte.