La follia di Francesco il Papa e l’assisiate

papa francesco

Sarà anche un papa che “piace troppo”, ma a qualcuno non piace proprio.
A sinistra si dice che non ha fatto abbastanza durante la dittatura dei militari argentini e che adesso è appoggiato dal “globalismo finanziario”; a destra è percepito come un Che Gevara argentino che ha svenduto la Chiesa al “mondo”.

Grazie all’oceanico consenso popolare Lui, il papa, sembra reggere bene i colpi che qualche volta sono in effetti “sotto la cintura”.
Uno di questi a mio avviso sono le critiche in occasione dell’incontro col Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb ad Abu Dhabi il 4 e 5 febbraio 2019, dal quale è scaturito un impegno delle due confessioni religiose riassunto nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune.
Il viaggio del papa è stato intrapreso esattamente ad ottocento anni dalla visita di Francesco d’Assisi al sultano d’Egitto al-Malik al-Kamil, mentre imperversava la quinta crociata.
A differenza del poverello d’Assisi che, sebbene ammesso alla presenza del sultano, non ottenne gran che,  l’omonimo papa ha invece concluso un accordo con la più autorevole e rappresentativa personalità religiosa dell’islam, nel quale tra l’altro si legge:
“In nome di Dio … Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente –, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio.”
Invito a leggere e meditare il breve scritto che dovrebbe essere apprezzato da chiunque abbia senno e il cuore in pace. La scrittura è chiara e forte, niente paludamenti e diplomatismi, come quando afferma l’estraneità del sentimento religioso alla mentalità bellica:
“dichiariamo – fermamente – che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia – dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini per portali a compiere ciò che non ha nulla a che vedere con la verità della religione, per realizzare fini politici e economici mondani e miopi.
Per questo noi chiediamo a tutti di cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco e di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione. Lo chiediamo per la nostra fede comune in Dio, che non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra di loro e neppure per essere torturati o umiliati nella loro vita e nella loro esistenza. Infatti Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente.”

Ma questo non piace ad alcuni intellettuali e giornalisti che, insieme a una parte della Curia Romana, sostengono che il papa non sarebbe dovuto andare a “genuflettersi” dal Grande Imam, semmai avrebbe dovuto seguire l’esempio del “vero” Francesco che affrontò un periglioso viaggio per… convertire il Sultano.Se non fosse che le conseguenze pratiche di queste intese tra i leader delle grandi religioni del mondo, hanno un alto peso specifico nella vita di miliardi di persone, potremmo anche lasciare ognuno ai suoi sillogismi.
Siccome togliere legittimità a criminali travestiti da giustizieri svelando ipocrisie e infingimenti cambia le carte in tavola per un’umanità che ha perso il controllo su molti fronti, faccio umilmente presente che il viaggio di Francesco d’Assisi in Egitto, avvenuto due anni prima dell’approvazione da parte dell’ordine della regula non bullata, di cui Francesco stesso rivendica la paternità, nel capitolo 16 riporta proprio il comportamento per chi va tra “i saraceni e altri infedeli”, leggiamo tra l’altro: “Un modo è che non facciano liti né contese, ma siano sottomessi ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che, quando sembri piacere a Dio , annunzino la parola di Dio…”
Nessuno sa cosa si siano detti, ma l’assisiate ha verosimilmente presentato al Sultano l’altra faccia del cristianesimo, quella non belligerante.
Nei secoli quel viaggio è stato piegato alle esigente e alle preoccupazioni dei tempi.
Emblematica la raffigurazione di Gustave Doré nell’incisione “Francesco d’Assisi davanti al Sultano”, che esprime l’idea francese del XIX secolo e della prima metà del XX, in cui la Francia giustificava le conquiste in Algeria come una missione presso popoli selvaggi da ricondurre nel solco della vera civiltà. Come afferma John Tolan nel “Il santo dal sultano”: “La crociata militare e la missione di predicazione, lungi dall’essere antitetiche, erano invece complementari: senza gli eserciti europei, i predicatori non avrebbero mai potuto portare il loro contributo di luce e civiltà ai popoli avvolti nelle tenebre”.
I tradizionalisti cattolici tendono a non riconoscere come “vero papa” Francesco, ma Benedetto XVI, ricordo che nel 2002, l’allora Cardianle Ratzinger affermò che Francesco comprese che la crociata non poteva essere la soluzione delle dispute che opponevano islam e cristianità e convinse di ciò il sultano. Questo dialogo pacifico sarebbe un modello per la chiesa di oggi… Intraprendiamo il cammino verso la pace sull’esempio di San Francesco (J. Ratzinger, Lo splendore della pace di Francesco. 30 giorni, XX,1 gennaio 2002)
Questo papato intende dunque proseguire spedito nell’attuazione di quel principio enunciato nel concilio vaticano II, per cui:
“La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni (non cristiane). Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini… Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.”
E questo non piace a chi si considera detentore dell’unica verità in grado di salvare l’anima.
Graziano Rinaldi

Rispondi